
Birdengine & Mary Hampton
Di: Zorbah
Tag:Birdengine, Mary Hampton
Categoria: musicians
Apertura: | f/4.5 |
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Lunghezza focale: | 32mm |
Otturatore: | 1/0 s |
Fuochi nel bel mezzo della notte: il 2007 continua a stupire almeno quanto il 2006 è stato uno degli anni musicalmente più infausti che memoria di ‘giovine’ ricordi.
Luccicano, stavolta nello sterminato-avvincente immondezzaio di MySpace, due verdi smeraldi: beatamente accoccolati presso la (da ora in poi) splendida Drift Records di Devon (south UK) intravediamo nella bruma Lawry Joseph Birdengine Tilbury III (mica cazzi) e la dolce Mary Hampton.
Ci muoviamo in ambiti prettamente folk o se preferite post folk (o weird or whatever): per entrambi scarne coreografie (chitarra & diavolerie per B., più classicamente piano o archi per M.) e due voci che ci piacciono parecchio. Nel piano di Mary tracce di Cindy Dall, nella sua voce persino (rari) riflessi di Joanna Newsom ma senza quel tono bambinesco che talvolta indispone.
Dice di lei The Guardian: “a woman who appears to have spent much of her life attempting to imitate the shimmer of wind-chimes. The effect is mesmerizing”. (“una donna che pare aver speso buona parte della vita ad imitare il tremolio delle campane a vento. L’effetto è ipnotico”)
Nei suoni di Birdengine vaghi richiami ai TUNNG ma assolutamente senza la ruffianeria di questi ultimi (e la loro gratuita cianfrusaglia elettronica stile Morr), echi dell’ultimo Matt Elliott e soprattutto armonie vocali davvero uniche. Cito alla rinfusa dalle fonti d’ispirazione del nostro: Picastro, Smog & Oldham, i cori del folklore russo, fotografie seppia in vecchie cornici, Werner Herzog ed Edward Gorey.
Avvicinato da alcuni a Daniel Johnston (saltiamo di palo in frasca insomma, buonsegno), Lawry ha registrato l’intero album da solo su di un taperecorder a 4 piste.
Andy Gill dell’Independent descrive “I Fed Thee Rabbit Water” (uscito il 5 febbraio, ndr) come meglio non si potrebbe: “….like visiting a museum of curiosities packed with shelves of malformed foetuses and two-headed dogs pickled in jars; the songs are full of rustic-mythic weirdness.” (” ..come visitare un museo delle curiosità, scaffali stipati di vasi con feti malformati e cani a due teste, le canzoni sono zeppe di bizzarria rustico-mitologica.”)
Complimenti al sig. Gill per l’immagine e complimenti naturalmente al sig.Tilbury per i suoni.
Poco altro da aggiungere: due album splendidi, imperdibili, uno già disponibile come detto, l’altro, in arrivo forse a maggio, è ancora senza titolo & copertina.
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