My Master Moon is… On Fillmore

La vendetta della sezione ritmica - J.O'R.



Chissà perchè ci ho messo 10 giorni, da quando mi sono imbattuto in questo video, per realizzare che dovevo farne un post. Sarà che m’ero completamente dimenticato d’avere un blog?
L’età, le responsabilità… riducono, costringono, spingono il tempo in un vicolo angusto. Lo schiacciano, lo stritolano. Finchè non ne resta più.
Gli On Fillmore sono uno dei pochi antidoti a tutto questo. E questo cortometraggio è un piccolo capolavoro. Ammetto di avere un debole per le sequenze multicolore (il video dei Radiohead di qualche post fà – accompagnato però da musica non altrettanto ispirata – già tradiva quest’inclinazione), ciò nulla toglie al fanciullesco, carrillonesco ma malizioso sorgere, tramontare ed incontrarsi di sole e luna nelle immagini di Master Moon.
Chè non servono soldi, almeno in arte, per dire qualcosa che si spinga fin nei punti più remoti del sentire delle persone, laddove, sia pur di rado, ci si accoccola o ci si lascia andare.
L’amore per questo duo, peraltro navigatissimo, di polistrumentisti chicagoani, nasce qualche anno fa con l’ascolto di quel gioiello chiamato Sleep With Fishes (su Quakebasket, leggi Drag City).
Post rock? Lounge? Minimalismo? Field recordings? Incastonateli un pò dove vi pare ma pochi come loro sanno sollevarti dal divano / poltrona ed accompagnarti, tenendoti Darin Gray (bassista) una mano e Glenn Kotche (percussionista) l’altra, in un universo parallelo, una realtà virtuale finalmente davvero tridimensionale. Fuori dal tempo, nella Cartoonia che disegni tu.
Sorta di Combustible Edison tedeschi e perennemente strumentali, fanno con il loro cromatico battere di xilofoni e sonagli ciò che Avatar non è riuscito a fare: regalano infantile stupore, basta levarsi gli occhiali e chiudere gli occhi.

Master Moon è contenuta nell’album Extended Vacation, uscito in vinile e CD per la Dead Oceans di Bloomington, Indiana, ormai già l’anno scorso. La cittadina in questione, nella più peculiare tradizione americana del saper generare ‘scene’ quasi senza sosta, è oggi come oggi una delle isolette musicali più rigogliose del pianeta. La versione nipponica del CD (su Boundee), tanto per cambiare, contiene un pezzo in più.

Per restare in tema, tra Vacanze Estese, Oceani Morti, isolette e relax, ed usare un paio di riferimenti cinematografici (dacchè ieri sera ho visto Inception, gran bello…) affiorati proprio qui in chiusura, pensate i dischi degli On Fillmore come quel cartellone pubblicitario dei Caraibi che fa sognare un futuro sereno ad Al Pacino in Carlito’s Way, oppure a quelle canzoni anni ’60 che fanno tornare Bruce Willis alle felici memorie d’infanzia ne l’Esercito delle 12 Scimmie.
Portali spaziotemporali.

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